Giorno del Ricordo 2024

Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, che si propone di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia di tutte le vittime delle foibe [...]

Il 10 febbraio di ogni anno si celebra il Giorno del Ricordo, ricorrenza istituita nel 2004, che si propone di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Nella consapevolezza dell’importanza della memoria storica, individuale e collettiva, continua a svilupparsi al ‘Girardi’ il Progetto Educare alla Memoria e al Ricordo. Dopo le attività tenutesi a scuola nella ‘Giornata della Memoria’ per conoscere e commemorare la Shoah, si tiene viva l’attenzione ora su queste altre pagine della nostra storia recente su cui, con estrema correttezza e puntualità, è tornato proprio oggi (9 febbraio 2024) il Presidente Mattarella nel corso della celebrazione al Quirinale del ‘Giorno del Ricordo’:

In quelle martoriate ma vivacissime terre di confine, che da secoli ospitavano popoli, lingue, culture, alternando fecondi  periodi di convivenza a momenti di contrasto e di scontri, il secolo scorso ha riservato la tragica e peculiare sorte di vedere affiancati, a pochi chilometri di distanza – in una lugubre geografia dell’orrore – due simboli della catastrofe dei totalitarismi, del razzismo e del fanatismo ideologico e nazionalista: la Risiera di San Sabba, campo di concentramento e di sterminio nazista, e la Foiba di Basovizza, uno dei luoghi dove si esercitò la ferocia titina contro la comunità italiana.
Quel territorio, intriso di storie e di civiltà, condivise lo stesso tragico destino di molti Paesi dell’Europa centro-orientale, che – dopo la sconfitta del nazifascismo – si videro negate le aspirazioni alla libertà, alla democrazia e all’autodeterminazione a causa dell’instaurazione della dittatura comunista, imposta dall’Unione Sovietica. Milioni di persone, in quei Paesi, si videro allora espulse dalla terra che avevano abitato, costrette a mettersi in cammino alla ricerca di una nuova patria.

Un muro di silenzio e di oblio – un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità – si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell’imprigionamento se non dell’eliminazione fisica.

Le notizie drammatiche relative alle guerre che ancora adesso divampano attorno a noi potrebbero indurci a perdere la speranza nella possibilità della pacifica coesistenza dei popoli, ma non dobbiamo cedere e, anzi, occorre resistere perché specie noi, cittadini dell’Unione Europea, forse possiamo offrire un esempio positivo di una realtà politica e umana nella quale, sia pure non senza difficoltà, si mira a coltivare la democrazia, il rispetto dei diritti, la libertà, la pace.