Caro profe, dopo tre anni di innumerevoli presentazioni, testi e traduzioni, mai avremmo pensato di doverci trovare a scrivere anche questa lettera. Quando abbiamo ricevuto la notizia, nessuno di noi voleva crederci e dopo diversi minuti passati in silenzio nel cortile della scuola, abbiamo iniziato, con le lacrime agli occhi, a ricordare tutti i bei momenti trascorsi insieme.
All’inizio non le nascondiamo che eravamo rimasti un po’ spaventati… colpiti dalla sua serietà, professionalità e compostezza. Serietà che, nel giro di poche lezioni abbiamo compreso si trattasse semplicemente di competenza e voglia di trasmetterci anche l’impossibile. Ha sempre saputo spronarci a studiare e a migliorare compito dopo compito. Professore severo sì, ma allo stesso tempo attento, comprensivo e disponibile per tutti, che ha sempre saputo dare dei preziosi insegnamenti anche al di fuori della scuola.
Le ultime verifiche di grammatica di gennaio non sono andate poi così bene, ma ci auguriamo di aver superato la prova di verifica più difficile di questo ultimo anno: averle regalato una settimana di gioia e spensieratezza, che sia stata almeno un po’ di distrazione da tutto quello che già stava affrontando, senza mai farci pesare nulla. Noi sicuramente quella settimana trascorsa insieme a Madrid, la conserveremo preziosamente nel nostro cuore… Tutti i chilometri camminati con passo svelto, perché voleva farci scoprire ogni angolo della città che tanto amava e di cui tanto ci parlava con gli occhi che brillavano fin da quando l’abbiamo conosciuta.
Oggi suona l’ultima campanella, quella che lei tanto contestava perché suonava troppo frequentemente. Oggi non avremo il piacere di gridare in coro il nostro buongiorno e sentirla borbottare qualche frase in spagnolo per lamentarsi del continuo chiacchiericcio.
Ci mancherà il suo sorrisetto contagioso sotto i baffi quando scappava qualche battutina durante le lezioni, il rumore delle sue dita che battevano impazienti sulla cattedra durante le interrogazioni, il suo maglioncino azzurro, i consigli che ci chiedeva un po’ imbarazzato nel mondo della tecnologia, tutti i suoi “chicos, cuanto charláis hoy!!”. Ci parlava della cucina spagnola e di come fosse bravo a cucinare la paella e altri piatti tipici, e di quanto amasse sentirsi cittadino EUROPEO.
Passava il tempo a parlarci del Don Quijote, svelandoci alcuni particolari che apparentemente sembravano futili, ma che ai suoi occhi erano luce. Come nel Don Quijote, dove i mulini a vento citati sono simbolo di una battaglia inutile, perché non c’è un vero nemico da combattere, e se anche dovesse esserci, sarebbe impossibile sconfiggerlo, la sua malattia lo ha portato via con sé, ma non la sua anima pura e il bene indelebile che ha lasciato.
Al nostro dolore, si aggiungono anche le classi 4AR, 4AT, 3AR/BR e 1CA, che pur avendola conosciuta per poco tempo, hanno saputo riconoscere e apprezzare tutti questi suoi aspetti, tanto da affezionarsene fin da subito.
Buen viaje Profe! I tuoi ragazzi di 5AR e del Girardi
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